L’Erasmus è una grande finestra sull’Europa?
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Qualche giorno fa Ivano Fossati ha rilasciato un’intervista a Walter Veltroni per il Corriere della Sera. Piccola digressione inutile: secondo molti, Fossati è uno di quei cantautori italiani degli anni ’70 che ha scritto un sacco di canzoni tristi e basta. Dal mio punto di vista, sì, è vero che alcune sono tristi ma molte sono dei capolavori assoluti. Intendiamoci: capolavori da canzoni d’autore, cioè dove la penna, la scrittura, la scelta delle parole sono pesate e misurate. Potrei fare mille esempi, ma ne faccio solo uno.
Eccolo il quadro dei due vecchi pazzi
Sul ciglio del prato di cicale
Con l’orchestra che suona fili d’erba
E fisarmoniche
Cioè. Capite il livello? È un quadro, sembra di vederlo. Un coppia che si ama da tempo, non più giovane, che ancora sta insieme e si abbraccia sul ‘ciglio’ del prato. Non in mezzo al prato, non in fondo, ma sul ciglio. È geniale. Come lo è altrettanto l’immagine del cicale che compongono, tutte insieme, un’orchestra. E poi arriva il tocco di classe, la pennellata magica. Il suono delle cicale – che è indubbiamente nei top 10 suoni più belli e rilassanti di sempre – Fossati se lo immagina così: nasce da quest’orchestra animale che suona dei fili d’erba come fossero violini. Ma di cosa stiamo parlando?
Va be. E ne ho citato solo uno, ma nella discografia di Fossati ce ne sono davvero tanti di esempi come questo. Digressione finita. Torniamo all’intervista. In questo dialogo sul Corriere, Fossati, che nel 2011 aveva annunciato il ritiro dalle scene non realizzando più album nuovi e ne future tournée, dice una cosa mia colpito moltissimo. Cito le parole esatte per correttezza: “Quello che potevo dire l’ho detto, in tanti anni. Non so se c’è bisogno, da parte mia, di aggiungere altro”. Capite quanto è potente e inattuale questa dichiarazione? Fossati è uno che ha lavorato e campato grazie alle parole. Però, oggi, le ha finite. E poi arriva al seconda bordata: “Sembra ormai che esista solo un tempo della vita, il presente. Cerco di non chiudermi nel mio mondo: guardo, ascolto, parlo con la gente, mi informo. Però vedo le cose dal mio punto di osservazione. Non pretendo più, magari l’ho fatto in passato, di avere un pensiero attuale. Ho un pensiero mio, che è quello, e lo riconosco con tutti i suoi errori. Sono una persona diversa, non mi aspetto più di aprire bocca e che la gente mi dia ragione. Anzi, se qualcuno ha qualcosa da insegnarmi sono più propenso oggi a essere aperto alle idee degli altri di quanto lo fossi in passato”.
Ho trovato questo pensiero di una potenza incredibile. Da uno che di parole può dirne quanto vuole e nessuno gli dirà mai che non è legittimato a farlo e in un tempo in cui tutti, sempre, per forza, dobbiamo avere parole. Dobbiamo avere le nostre parole. Cioè un commento, un’opinione netta su tutto. I sintomi della radicalizzazione e polarizzazione estrema del dibattito pubblico sono sotto ai nostri occhi. Qual è il tema del giorno? Il Medio Oriente? Ok, da che parte stai, con i nuovi nazisti israeliani o i terroristi di Hamas? E sulla Flottila, pensi che siano dei santi-eroi o che stanno facendo una crociera autopromozionale con prosecchetti al tramonto? Ah e l’utilizzo del taser è una roba da polizia fascista o “in guerra vale tutto”?
Ogni giorno, noi stiamo seduti su un nastro trasportatore che ci fa passare davanti il tema del giorno e, come imperatori nell’arena dei gladiatori, in pochi secondi dobbiamo scegliere: pollice su= salvezza, pollice giù= morte. Da che parte stai? Pro o contro? È bianco o nero?
Quanto è piatto il mondo se esistono solo queste due categorie. Quanto è bello il grigio e quante altre sfumature ci sono. Ecco, istituiamo un nuovo diritto inalienabile temporaneo, per questi nostri anni: il diritto al grigio, potremmo anche chiamarlo il diritto di Fossati.
Il diritto di Fossati= loc. sost. masch.
Facoltà di non avere le parole.
Il diritto di non schierarsi, di non produrre opinioni a comando, di restare in silenzio quando il mondo pretende dichiarazioni.
È la libertà di non scegliere tra bianco e nero, di abitare il grigio, di lasciare che il pensiero resti in sospeso, imperfetto, umano.
Martino Tosti
Scritto da: Radio Glox
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con Alessio Picchiani
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