Nel tradizionale discorso di Capodanno, il Presidente Mattarella ha affrontato, come di consueto, molte questioni che riguardano non solo la politica e lo Stato, ma anche la società, nazionale e globale, i limiti e le opportunità di un futuro che sembra si faccia fatica a comprendere e quindi a governare.
Il passaggio sui problemi che i giovani affrontano – e badate bene non sui giovani come problema – non riguarda solo i ragazzi che mostrano disagi e devianze, ma anche tutti quelli, la maggioranza non dobbiamo dimenticarlo, che navigano a vista in un mare in tempesta e con una imbarcazione fatta di insicurezze e irresolutezze, personali e sociali. Umberto Galimberti scrive: “nell’adolescenza l’identità appena abbozzata si gioca tra il non sapere chi si è e la paura di non riuscire ad essere ciò che si sogna”, questo stato naturale dell’adolescenza oggi è profondamente aggravato da una generalizzata indeterminatezza del futuro, che non riguarda solo le questioni fondamentali individuali del chi sono e del chi sarò, ma riguarda il mondo, la sicurezza, personale e collettiva, l’ambiente.
Adolescenti e giovani si muovono in un contesto costruito e gestito da adulti, fatto di errori reiterati, sistemi malati e inefficienti, brandelli di culture obsolete e distruttive. I giovani, consapevoli di questo, ricevono comunque da parte degli adulti reprimende sull’immobilità, l’indifferenza, sull’incapacità progettuale, subendo quell’ipocrisia tipica degli adulti nei confronti delle generazioni successive che non riusciamo a scrollarci di dosso. Eppure, lo dice lo stesso Presidente nel suo intervento, i ragazzi mostrano una forza creativa e un entusiasmo che li rende una generazione per lo più effervescente e mobilitata, che con generosità partecipa e scende in campo per le grandi questioni che percepisce come determinanti per il proprio futuro: mostrano determinazione sulle questioni ambientali, generosità contro la violenza sulle donne, indignazione per le guerre e le disparità sociali.
Come in ogni generazione ci sono ragazzi che si perdono e ragazzi che combattono, ragazzi che rovinano la propria esistenza con la violenza e gli abusi e ragazzi costretti ad emigrare per dare forza e riconoscimento al proprio lavoro, alle proprie capacità e alle proprie aspirazioni. Cosa chiedere alla politica per il 2025? Certo molte cose sono necessarie e urgenti, ma io credo che sarebbe utile e giusto che buona parte di essa smettesse di costruire solo una percezione di devianza e irresponsabilità per una generazione che al contrario è molto altro: generosa, preoccupata, impegnata e costruttiva. Chiediamo alla politica di non criminalizzare la libertà, in ogni sua forma e di preoccuparsi di dare risposte, più a loro che a qualsiasi altra categoria sociale.
Chiara Moroni