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Andrea e quella speranza di andare oltre

today31 Gennaio, 2025 17

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Oggi facciamo qualcosa di diverso, l’editoriale che leggerete di seguito non è mio. È una rarità, perché è una lettera scritta da chi ha scelto di vestire i panni di qualcun altro, non conosciuto, distante eppure vicino. Diamo spazio a questa lettera, perché è giusto così, ogni altro argomento oggi mi sembra meno importante.

Buona lettura e grazie all’autrice.

“Ciao Andrea,

ti scrivo, anche se non ho significato nulla nella tua vita, ma fidati se ti dico che la tua, in queste ore, sta parlando profondamente alla mia. Non ho mai avuto possibilità di stringerti la mano, non sono mai passata dalle aule in cui ti sei seduto e hai preso appunti (sono tutto fuorché amante delle materie scientifiche… avrei di sicuro imparato molto da te!), ma, frequentando più assiduamente il centro storico di Perugia da circa un anno, chissà se, mentre faticavo a trovare un parcheggio o mentre passeggiavo, guardando le vetrine in Corso Vannucci, ci siamo incrociati “per sbaglio”.

Andrea: un nome che, come quello di ciascuno, porta con sé una storia, un passato, un insieme di vite che si sono intersecate con la tua. Andrea: un mondo di desideri, di sogni nascosti o svelati, di speranze da realizzare. Andrea: una persona, un essere umano, uno apparentemente come tanti, eppure nessun altro come te. Ti chiamavi come uno dei miei fratelli che oggi compie gli anni e avevi un anno in meno di Pietro, mio fratello più piccolo. Forse anche per questo, negli ultimi giorni, ho provato inquietudine e angoscia, mentre rimbalzava sui vari profili social la tua immagine: ti ho sentito fratello, pur non conoscendoti e ho sperato, profondamente sperato, pregando che la tua famiglia potesse riabbracciarti. In fondo, è l’anno del Giubileo della “speranza che non delude”: dai, Andrea, dove sei? Torna a casa!

E’ un giornale online a risvegliarmi dal torpore stamattina: prima ancora di iniziare il consueto zapping tra le notizie, per preparare la puntata del pomeriggio, è la tua immagine vista e rivista negli ultimi giorni a riprendere, ancora una volta, il centro della scena, ma non come vorrei. Non come pensavo. Non come chi ti ama ha ardentemente sperato. Non riesco neanche a immaginare le lacrime di chi ti ha atteso, l’angoscia di chi ha corso in lungo e in largo per trovarti, le grida che hanno squarciato il cuore di chi ti ha amato e amerà, ieri, oggi e sempre. Guardo la tua foto, i tuoi occhi dietro la montatura nera degli occhiali, l’espressione del tuo volto: perché non riesco a lasciar correre ciò che leggo, Andrea? Perché, nonostante non ti abbia conosciuto, la tua vita, in questo momento, sta urlando con violenza alla mia? Perché?

Il tempo di un respiro, mentre apro la finestra della mia camera dopo la notte appena trascorsa e mi sblocchi un ricordo: “una fiamma squarcerà le tenebre eterne” . È la voce di uno scrittore, Charles Peguy, che nel 1911, in uno dei periodi più bui della sua esistenza, scrive un testo sulla speranza, descritta come una bambina, apparentemente insignificante, ma “che attraverserà i mondi. […] Lei sola, portando gli altri, […] guiderà le Virtù e i Mondi” . È a questa bambina che oggi, in punta di piedi, parlo di te, Andrea, priva di qualunque giudizio, ascoltando soltanto la sua voce che mi interpella, attraverso i tuoi occhi: “questa piccola speranza” , che è “una fiamma vacillante che ha attraversato la profondità delle notti” , le mie, le tue, di ogni persona che ti ha accarezzato e di ogni altro essere umano che mi passa accanto; “la piccola Speranza che avanza tra le due sorelle maggiori” , la Fede e la Carità, e su cui “nessuno volge lo sguardo” , perché “sembra una cosina da nulla”; eppure, è “lei, questa piccola, che spinge avanti ogni cosa” , perché “vede quel che non è ancora e che sarà, ama quel che non è ancora e che sarà, nel futuro del tempo e dell’eternità” .

Ti scrivo e mi sembra di sprecare parole, ma ogni lettera battuta sulla tastiera del PC provoca la me stessa di oggi e mi chiede chi voglio essere domani: per me, certo, ma, più di tutto, per ognuno dei miei fratelli e per ogni Andrea che incontro e incontrerò nel cammino dei giorni. A questa piccola Speranza, chiedo di varcare la soglia della mia esistenza, in questo preciso momento e di lasciarmi plasmare dalle sue piccole ma sapienti dita; ai suoi occhi di bambina, che sanno scorgere un dolore silente anche in mezzo ad una folla, affido le persone che amo e tutti i miei sogni, soprattutto i momenti in cui li vedrò infrangersi contro le mura di cinta di una realtà che sembra non rispondermi; a questa bambina Speranza, chiedo di incidersi, come fiamma, nel passare dei giorni, prendendo in prestito il tuo volto, Andrea. Perché l’empatia, per essere tale, va vissuta e non trasformata in un video trend su TikTok. Perché la vita non è un insieme di voti o di traguardi, ma di frutti da raccogliere nelle giuste stagioni. Perché la gioia, ogni gioia, è reale solo se condivisa, ma se non riesco a udire il tuo grido, Andrea, per ascoltare solo il mio io, a nulla varrà lo scorrere dei miei giorni. Poco importa avere o non avere fede in un qualunque Dio, Andrea: posso garantirti che il tuo nome, oggi, è sulla bocca di tutti e che ogni uomo o donna che ha atteso il tuo ritorno, pur non sapendo nulla di te, sta alzando le mani al cielo, invocando speranza e pace per chi piange la tua scomparsa.

Rendimi capace, oggi, solo per oggi, di trasformarmi in quella bambina Speranza che sa andare oltre, Andrea: non so fare promesse a lungo termine, ma voglio comunque iniziare a provarci. E questo desiderio, oggi, me lo stai dando tu”.

M.C

Scritto da: Radio Glox


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