Politicando

Di referendum, partiti e dintorni

today3 Giugno, 2025 9 2

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Anche esprimere un voto referendario è una questione di responsabilità civile, di consapevolezza dell’esercizio di un diritto democratico necessario. Certo l’astensione è legittima, ma credo che più che una scelta nel merito dei quesiti, venga percepita come una indifferenza verso l’istituto stesso.

Forse si è cercato negli ultimi anni troppo spesso l’aiuto dei cittadini per risolvere questioni che i partiti non riuscivano a districare. Ed è una situazione che lo stesso Marco Pannella – che grazie alla proposta di fondamentali quesiti referendari ha cambiato il volto sociale e culturale di questo Paese – ha sollevato più volte: il problema non è l’iniquità dell’istituto referendario, dice Pannella “I referendum non sono affatto morti. E se sono feriti, chi ha sferrato i suoi colpi cercando di abbatterli sono soprattutto i partiti”. (http://old.radicali.it/search_view.php?id=51921&lang=&cms=)

A prescindere dalla posizione che i cittadini assumeranno per ognuno dei quesiti – ci si augura che abbiano una posizione specifica sui singoli temi proposti e non che votino ‘in blocco’ per rispondere alla mobilitazione ideologica di un partito – una riflessione sul valore politico di quelli che riguardano il lavoro va fatta.

Che il Pd sia una fase critica di identità e di posizioni è ormai evidente, che il segretario Elly Schlein non abbia le capacità di leadership per coagulare eterogenee volontà interne è altrettanto manifesto. Com’è innegabile che in quel partito tutti vorrebbero cancellare la stagione renziana, sia chi l’ha avversata sia, per comodità di posizione oggi, chi l’ha sostenuta.

Ma se è vero che la coerenza è sempre meno considerata una qualità indispensabile nella pratica politica, nel Pd c’è una corrente riformista che non intende cancellare parti di una legge per tornare al passato. Ma che senso ha che la maggioranza del Pd si scagli contro una legge pensata, sostenuta e approvata da un suo ex segretario e dai suoi parlamentari – molti dei quali ancora oggi in parlamento – se non una resa dei conti interna e il desiderio di cancellare politiche del passato ‘sgradite’ a parte dell’attuale compagine di partito che guarda alla Cgil anche con troppo trasporto?

L’autolesionismo del Partito Democratico non si smentisce, e questo non perché sia deleterio che al suo interno ci sia un confronto critico su posizioni di maggioranza e di minoranza, ma perché la soluzione di questi confronti troppo spesso è demandata agli elettori e comunque esternata in modo dannoso per il partito e per il consenso che chiede per sé ai cittadini.

In definitiva la segreteria del Pd chiede e promuove dei referendum che negano le scelte politiche passate del partito, non ottiene l’accordo di tutti proprio perché parte di quella storia è ancora presente e forte nel partito, demanda agli elettori la risoluzione dello scontro interno, cercando di vincere almeno una battaglia. La corrente dei riformisti del Pd si è ribellata all’ordine di scuderia dettato dalla Schlein e molti di loro pubblicamente hanno dichiarato di disertare le urne o di votare in modo differenziato a seconda del quesito. Il legame del segretario del Pd con Maurizio Landini della Cgil, tra uno dei sindacati e parte del partito della sinistra, spacca sia l’unità sindacale sia il Pd. Seguire Landini sul terreno della campagna ideologica sul lavoro pone l’accento sulla posizione del Partito Democratico di subalternità alla Cgil, una posizione che non è una novità e che sposta su posizioni radicali e non riformiste il partito della sinistra.

Come troppo spesso è accaduto negli ultimi anni, i referendum dell’8 e del 9 giugno rischiano di non essere più la democratica espressione della volontà popolare su specifiche questioni, ma la mera richiesta ai cittadini di esprimere indirettamente consenso o dissenso per un leader di governo o per un partito o una parte d’esso. E questo è il modo migliore per allontanare i cittadini da un istituto che al contrario è centrale per l’espressione democratica della partecipazione e che in passato è stato il grimaldello istituzionale per scardinare posizione culturali e sociali distanti dal paese reale e dalle sue rinnovate esigenze.

Chiara Moroni

Scritto da: Radio Glox


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