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Trasformare le città: l’urbanistica in un’ottica di genere

today13 Marzo, 2025 8 3

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“Cammino tanto e sono donna. E questi due elementi non sempre e non facilmente si accordano”. Questa frase di Valentina Medda, scrittrice e attivista, racchiude una realtà che molte donne vivono quotidianamente. Camminare per strada, attraversare piazze e vicoli, tornare a casa la sera: per molte donne, questi momenti quotidiani sono spesso accompagnati da una sensazione di vulnerabilità. La paura di essere osservate, l’ansia di non sentirsi sicure, l’incessante ricerca di percorsi illuminati, di luoghi popolati, di tracce di presenza.

Se queste sensazioni sono universali, come possiamo trasformare la città per renderla un posto in cui ogni donna possa camminare senza paura? La risposta risiede nella consapevolezza: creare città che siano pensate non solo per chi le ha costruite, ma per chi le vive ogni giorno, con tutte le sfumature e le necessità che l’esperienza femminile porta con sé. In Italia, l’urbanistica è ancora prevalentemente modellata su un paradigma maschile.

Le statistiche mostrano che le donne, soprattutto nelle grandi città, tendono ad usare il trasporto pubblico in modo più frequente rispetto agli uomini, ma con necessità diverse: il loro tragitto è raramente diretto e spesso include più fermate per accompagnare figli a scuola o fare commissioni quotidiane. Inoltre, le donne sono più esposte ai rischi di violenza nelle aree pubbliche. Un rapporto dell’Osservatorio Nazionale sul Femminicidio ha evidenziato come il 68% delle donne italiane percepisca le strade come luoghi pericolosi, con una preoccupazione maggiore durante le ore serali, quando la scarsa illuminazione e l’isolamento di certe zone aumentano la sensazione di vulnerabilità.

Eppure, c’è una città europea a cui ispirarsi, ed è Vienna. Infatti, da più di trent’anni l’amministrazione della città ha avviato progetti basati sui dati raccolti dalle donne e per le donne. Un esempio? Il progetto Frauen-Werk-Stadt (Strumenti cittadini per le donne), che riguarda la realizzazione di quartieri con servizi di prossimità: asili, scuole, farmacie e supermercati tutti raggiungibili a piedi. Sembra scontato, ma in molte città ancora non lo è.

Un altro aspetto rivoluzionario della città austriaca è il trasporto pubblico. Infatti, alcuni studi hanno dimostrato che le donne usano i mezzi pubblici più degli uomini, ma per tragitti diversi e spesso con più fermate intermedie. Ecco perché Vienna ha migliorato le connessioni pedonali tra le fermate e aumentato l’illuminazione nelle aree di attesa. E tutto questo si traduce anche in una minore percezione dell’ansia durante il rientro a casa la sera.

Vienna non è la sola città ad essere all’avanguardia dal punto di vista del gender-sensitive nella pianificazione urbana. A Barcellona, ad esempio, sono state realizzate delle ‘superilles’, cioè dei quartieri chiusi al traffico automobilistico, con più aree pedonali e spazi verdi, ideali per chi si muove con bambini o a piedi.

Stoccolma, è un’altra città che ha basato la propria urbanistica su questioni legate al genere, poiché ha riorganizzato la pulizia delle strade partendo dai marciapiedi (più usati dalle donne) prima delle carreggiate.

La tecnologia applicata all’urbanistica, inoltre, può fare moltissimo. Infatti i dati raccolti tramite app e piattaforme partecipative possono aiutare le amministrazioni a capire dove intervenire. Ad esempio, si può pensare a quegli strumenti che permettono alle donne di segnalare zone percepite come pericolose o poco accessibili. O ancora, l’intelligenza artificiale applicata all’urbanistica per analizzare l’uso degli spazi pubblici in base al genere.

Quindi, qual è il significato di un’urbanistica inclusiva e femminista? Quello di riconoscere che la città non è un luogo neutro, ma che deve essere progettato tenendo conto delle diverse esperienze, esigenze e visioni del mondo. Riuscire a creare spazi che siano accoglienti e sicuri per tutti, senza distinzioni di genere, è un passo verso una società più equa e rispettosa dei diritti di ognuno. L’urbanistica femminista non è un capriccio, ma una necessità.

E, chi lo sa, magari un giorno cammineremo di notte per la nostra città senza dover stringere le chiavi in mano come arma di difesa. Sarebbe già un bel traguardo, no?

Elisa Spinelli

Scritto da: Radio Glox


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