L’Italia ha un problema con la libertà di stampa
Secondo Reporters Sans Frontières l'Italia scivola al quarantanovesimo posto nella classifica mondiale sulla libertà di stampa relativa all'anno 2024
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Di fronte all’ennesimo ciak si gira non ci sono più sguardi sbarrati o stralunati ma solo lunghi e ben ritmati sbadigli. Niente allegri popcorn ma solo la solita polemichetta polarizzata che dalle pagine dei giornali e programmi radio esonda sui social e tiene svegli i soliti pasdaran che più che ruggire sui social sembrano miagolare come gattini la solita litania ad uso e consumo della propria parte politica. Benvenuti a Perugia, media cittadina della provincia italiana in cui il tema della sicurezza da più di un decennio è declinato nel peggior modo possibile. Una certa postura sorvegliata come un linguaggio scevro da toni tribunizi servirebbe e invece in questa ridente provincia italica va in scena sempre il melodramma con tanto di crescendo rossiniano e allora una rissa nei pressi della stazione ferroviaria filmata da un troupe televisiva e rilanciata su Rete 4 si trasforma immediatamente in “quartiere ostaggio della delinquenza” o in “città spaventata e ammutolita”. E la politica invece di tenere le parole connesse a un pensiero si scatena, nel peggio in cui ognuno interpreta la sua parte in commedia. Dunque, ecco le falangi del centrodestra che oggi siede all’opposizione e che solo l’altro ieri governava urlare alla Gotham City in cui si sentono le risate isteriche e inquietante di Joker ma non la sagoma rassicurante di Batman mentre dal lato centrosinistra oggi governante e ieri opposizione si cerca di troncare e sopire anche se i più politicamente attrezzati di questa parte hanno capito che riportare il discorso sulla sicurezza lungo dei binari di realtà e ragionevolezza non deve significare minimizzare o negare che in alcune zone del capoluogo il problema c’è non da oggi ma da molto tempo e va affrontato con ricette credibili e praticabili e non con toni da ‘Mezzogiorno di fuoco’ .
Ma forse la verità della burla perugina sulla sicurezza è molto più banale e parte da una tragedia che ha un nome, un cognome, una data e una via: Meredith Kercher, 1 novembre 2007, via della Pergola. Con il brutale omicidio della studentessa inglese la classe politica del capoluogo umbro (destra e sinistra s’invertono i ruoli di pubblico ministero e avvocato difensore in base al ruolo politico che svolgono al momento) ogni volta che si parla di sicurezza sembra essere ostaggio di un maleficio che ogni volta fa capolino e sussurra mellifluo all’orecchio: sulla sicurezza alza i toni e sparala grossa perché alla fine qualche voto in più arriva in cassa.
Sono passati molti anni ma nel capoluogo umbro siamo sempre lì: il tema sicurezza è considerato terreno dove esercitare la demagogia più spinta e una sbrigliata immaginazione in cui tutto viene mescolato e centrifugato con il risultato che se problemi piccoli o grandi ci sono non vengono affrontati in attesa del prossimo fatto di cronaca ad usare a proprio uso e costume. Con il cittadino che se non si aggrega al dibattito dettato dalle opposte tifoserie ha una sola via d’uscita: rifugiarsi in un silenzio spaesato e pure un po’ schifato.
A chiudere: l’istituzione della zona a Fontivegge voluta dal Governo? Cosa Giusta. Litigare su questa scelta per un gioco alla fune da piccola logica di bottega? Sciocco. Morale? Ci sono dei temi, e quello della sicurezza è uno di questi, su cui le forze politiche tutte dovrebbero fare un gentlemen agreement e confrontarsi su proposte e non sugli slogan. Per risolvere i problemi e semplicemente non lasciarli come sono fino alla prossima inchiesta televisiva. Spiegatelo a chi ancora non ha capito.
Pierpaolo Burattini
Scritto da: Radio Glox
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