Se ne riparla a settembre

Se qualcuno di noi avesse avuto anche la minima, vaga intenzione di sbrigare una pratica ferma da tempo, chiudere dei lavori a casa, fissare con certezza una prenotazione in tempi considerati accettabili in qualunque società avanzata, è bene prendere atto che è iniziato in Italia “quel periodo” dell’anno che dimostra empiricamente la relatività del tempo contraendo i mesi di luglio e agosto fino a farli implodere e scomparire dal calendario. Tutti sappiamo che arriverà, eppure ogni anno ci sorprendiamo a sollecitare, con l’ingenuità di un bambino, quel pagamento che a febbraio ci sembrava così sicuro, o a chiedere con un candore commovente se quel certificato che attendiamo da tanto sia in dirittura d’arrivo. La risposta, pronunciata con la gravità di una condanna in Cassazione, d’ora in poi sarà sempre e inevitabilmente “Eh per questa cosa ormai se ne riparla a settembre…”.

Il sottotesto, che possiamo leggere nel volto dei nostri interlocutori o scorgere tra le righe di una mail è più meno “come puoi pensare che durante l’estate questo Paese che già mal sopporta l’idea di risolvere un problema quando fa freddo, lo risolva quando addirittura fa caldo?”. Attenzione poi alla sfumatura che rende tutto questo assoluta poesia: “se ne riparla” non vuol dire che qualcuno si farà carico di qualcosa, ma che eventualmente sarà disposto a parlarne, a riflettere sulle possibili soluzioni, a cominciare, forse, a mettere la testa sulla questione. “Se ne riparla a settembre” ha una serie spin off di grande successo come “ormai se ne parla dopo Natale” e “se ne parla dopo le elezioni”, per citarne alcuni, perché in fondo nessuno è senza peccato: ognuno di noi, qualche volta nella vita, ha visto nella procrastinazione strutturale del calendario italiano una via d’uscita al grigiore degli impegni quotidiani. Non c’è niente di male: il rinvio a data da destinarsi, anche se a volte ci indigna quando ne siamo vittime, è forse l’unica arma rimasta per resistere alla spietatezza della società della performance, un mezzo di disobbedienza civile che unisce la Satyagraha gandhiana a Checco Zalone. Nessuna manifestazione, nessuna rivoluzione, nessuno sciopero, solo un lungo, indefinito, vertiginoso, ineluttabile “se ne riparla a settembre”.

Giacomo Nencioni