Paranza

La zia di Forlì

today11 Novembre, 2024 39 21

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“Io ho/una zia/una zia che sta a Forlì/che quando va a ballare con le mani fa così”. Da qualche tempo, su pagine storiche del panorama cringe e trash come ‘Mimmo Modem’, imperversano meme e clip in cui una giovane in abiti da super eroina dotata di corona e parrucca arancione canta e balla questo brano degno della miglior balera estiva. Si tratta di Lucilla, la regina della baby dance di YouTube, tristemente nota ai genitori di bambini in età prescolare costretti a passare molto del loro tempo davanti ai suoi video.

Con centinaia di milioni di visualizzazioni, tour nei palazzetti e spettacoli al parco divertimenti di Leolandia, Lucilla è uno dei personaggi di punta dell’etichetta ‘Alman Kids’ del produttore imolese Alberto Mantovani.

Con lei, a popolare un mondo colorato e super kitsch, altre beniamine dei bambini come la spagnola Luli Pampìn, la scozzese Daisy Dot, la francese Marie Toupie: insieme fanno la brigata canterina, una via di mezzo tra gli Avengers al femminile e delle Spice Girls di provincia che circondate da pupazzi e animali animati intrattengono i nostri figli con coreografie da villaggio vacanze e melodie orecchiabili. Sembrano lontani i tempi in cui i Teletubbies, seppure immersi in una dimensione distopica e lisergica, regalavano ai bambini scampoli di narrazione, timide ambizioni educative, e appaiono ancora più persi nella nebbia della memoria quelli in cui l’Albero Azzurro portava nella televisione pubblica italiana il lavoro di grandi autori come, ad esempio, Roberto Piumini con fini pedagogici. YouTube ha spazzato via tutti i migliori intenti precipitando i bambini, ma soprattutto i loro genitori, in un far west di “coccole sonore”, coreografie da scuola dell’infanzia, cantanti e intrattenitrici di dubbio talento che invitano a battere le mani se siamo felici.
No, carissime, non siamo felici mentre ascoltiamo per la trentesima volta la vicenda di un elefante che si dondola sul filo di un’altalena o la filastrocca delle forme.

L’universo ‘Alman Kids’ è stato però capace di portare tutto questo verso territori ancora più chiassosi e grotteschi: i contenuti per l’infanzia sono diventati una grande sagra di paese, una infinita playlist di esibizioni surreali le cui protagoniste, abbigliate come veline venute dallo spazio, coinvolgono gli spettatori in una versione infantile dei balli di gruppo che hanno reso celebre l’orchestra Casadei.

Un’offerta che cancella l’abisso generazionale che separa le nonne (e le bisnonne) dai nipoti, unendo con un immaginario filo rosso l’era analogica a quella digitale, performativa, caleidoscopica dei social network con un’unica, drammatica pecca: ci si diverte come a una fiera, ma su Internet mancano le salsicce.

Giacomo Nencioni

Scritto da: Radio Glox


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