Burattini Senza Fili

Il centrosinistra umbro tra il tassare e lo spiegare

today22 Aprile, 2025 74 2

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La politica come puro calcolo ragionieristico e ingegneria contabile non funziona mai, a nessuna latitudine. Mai. Lo dice pure il manuale della giovane marmotta politica: nemmeno nella piccola Umbria. Figurarsi se si sta parlando di tasse: se fai e spieghi, c’è il rischio che non ti capiscono, ma se fai senza spiegare non corri alcun rischio, perché non ti capisce nessuno. E tra i primi a non comprendere ci sono proprio coloro che ti hanno sostenuto, firmando una cambiale elettorale in cambio della fiducia al momento dell’ingresso in cabina per votare.

È il marzo pazzo del centrosinistra umbro all’insegna del tassometro, che sforna numeri su numeri come una seduta di Wall Street: potrebbe essere spiegato tutto qui.

Non c’è bisogno di riavvolgere il nastro per capire che l’oscillazione sui numeri del rosso, lasciato dai precedenti inquilini di centrodestra e certificati, in un primo momento, da un’agenzia esterna incaricata dalla stessa giunta regionale – da 240 milioni si è scesi e risaliti fino agli attuali 73 – così come il percorso da intraprendere – pericolo commissariamento o contrattazione e rateizzazione del debito – ha dato all’opinione pubblica, anche la meno politicamente prevenuta, il senso di uno stato di precarietà e di indirizzo politico a dir poco nebuloso.

A quattro mesi dall’insediamento al piano nobile di Palazzo Donini, la giunta regionale di centrosinistra guidata da Stefania Proietti ha dato l’impressione di essere preda a un raptus autolesionista che ha ridato fiato e forza a un centrodestra politicamente tramortito e fatto sorgere più di un dubbio anche in quell’elettorato di centrosinistra che, alla curva degli ultrà in cui tutto è sempre giusto, sempre e per sempre, preferisce il ragionamento e la messa alla prova.

Senza contare che per la prima volta anche i sindacati si sono ritrovati in piazza, bandiere in mano, a manifestare contro quello schieramento che, sulla carta d’identità, è stato sempre considerato politicamente amico. Tutto questo senza voler menzionare la rabbia, a stento trattenuta, di quelle categorie economiche che da anni ripetono che è difficile fare impresa in una regione di neanche novecentomila abitanti che si chiama Umbria, con tassi di occupazione non entusiasmanti, produttività al palo, salari fermi da anni e una composizione demografica sempre più tendente al grigio; insomma, un panorama economico che si regge in piedi grazie alla piccola e piccolissima impresa e senza player industriali di rilievo.

In corso d’opera e prima di arrivare al via libera del consiglio regionale, si è cercato di rimediare rimodulando i pesi fiscali e andando a una sorta di mini-patrimoniale, ma l’impressione è che tutto sia stato fatto sotto l’onda della protesta più che in base a un disegno meditato e messo nero su bianco. Politicamente poteva andare peggio? No, e presumibilmente il conto politico, se arriverà, dovrà essere saldato tutto da quel partito, il Pd, a cui gli umbri, con il voto, hanno conferito il ruolo di guidatore, consegnando il pedale del freno e dell’acceleratore che, in questa vicenda, non sono stati usati. E ora, come uscirne?

Entriamo nel territorio dei consigli non richiesti e la mettiamo giù così: capovolgere la clessidra e abbandonare l’angolo in cui ci si è infilati per fare, ora, quello che non è stato fatto prima e spiegare agli umbri come verranno impiegati quei soldi che usciranno dalla tassazione: come, dove, quando e perché, con o senza grafici, ma con un linguaggio chiaro e comprensibile. Chissà, magari gli stessi umbri, allora, capiranno. O magari lo capirà quell’elettore di centrosinistra che, fino ad oggi, non lo ha afferrato. Come l’estensore di questo messaggio in bottiglia.

Pierpaolo Burattini

Scritto da: Radio Glox


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